RASSEGNA STAMPA2020-03-22T18:04:30+00:00

Rassegna stampa

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2015-09-28 Loris Mauro, l’Uomo che ha perso e trovato il passato2020-03-22T18:07:16+00:00

IVREA

Loris Mauro

l’uomo che ha perso e trovato il passato

di Franco Farnè


Si terrà domani, martedì 29 settembre 2015, nella sala Santa Marta, alle 18, la prima delle due presentazioni eporediesi del libro di Loris Mauro “Lazzaro, l’uomo che aveva aveva perso il passato” (Hever Edizioni).

Vi prenderanno parte, oltre all’autore, l’assessore alla Cultura, Laura Salvetti, e l’editore Helena Verlucca; letture di Paolo Bonelli.

La seconda avrà luogo, invece, sabato 3 ottobre, alla Società Canottieri Sirio, alle 17 (al termine, per chi desiderasse fermarsi, un ricco apericena a prezzo contenuto da prenotarsi al ristorante della Canottieri), e vedrà presenti, oltre a Mauro e all’editore, il consigliere comunale Tommaso Gilardini e l’onorevole Pd Francesca Bonomo.

Nome non scelto a caso, quello nel titolo, non solo perché Lazzaro è l’uomo che Gesù ha risuscitato, ma anche perché Lazzaro è uno dei nomi dello stesso Mauro, lentamente rinato alla vita dopo aver riportato un gravissimo trauma cranico, a seguito di un incidente.

Una banale caduta, nel 2013, gli causò infatti una grave emorragia cerebrale che sembrò essergli fatale . “Lui miracolosamente sopravvive – spiega la nota in quarta di Copertina – perdendo tuttavia la memoria del proprio passato.

Dopo un lungo e faticoso percorso riabilitativo ritorna alla vita, giungendo alla conclusione che la sofferenza può addirittura diventare, perl’uomo, una risorsa, fisica, psicologica e spirituale». «Ho scritto riferendomi ai fatti che hanno caratterizzato gli anni più recenti della mia vita – Conferma l’autore -. Non si tratta, quindi, di un romanzo, ma di un’opera la cui scrittura ha rappresentato molto, soprattutto per me, costituendo una vera e propriaterapia amali che avrebbero potuto portarmi alla fine dei miei giorni». E sottolinea: «È stato un fondamentale esercizio per la mia mente, stimolata a ricordare una parte del passato che credevo di avere perduto. Era una perdita grave, perché chinon ha memoria del passato, ha davanti a sé un incertissimo futuro. Maharappresentato anche rievocazione delle sofferenze vissute e una rivisitazione delle emozioni profonde che portavoimpresse nell’anima».

Nulla avviene per caso e Lazzaro/Loris, rinato grazie all’aiuto della provvidenza e dei tanti che gli sono stati accanto, non si stanca di ricordare a tutti di aver ricevuto un grande Dono e di impegnarsi, ogni giorno della sua nuova vita, per dimostrare a sé di essersi meritato quel Dono».

Loris Mauro è sempre se stesso, il conosciutissimo ex dirigente e imprenditore di successo, sempre disponibile e garbato con tutti, ma nel suo sguardo brilla una luce nuova, quella di una serenità consapevole che il suo libro aiuterà i lettoria trovare in loro stessi. Una guida arialzarsi, a non perdere mai la speranza, per riprendere il cammino, proprio come ha fatto lui.

«La nostra vita – conclude – è un libro che scriviamo, attimo dopo attimo, giorno dopo giorno, anno dopo anno e io, raccontando la storia di Lazzaro, ho scritto una pagina importante del libro della mia vita».

2016-00-00-Fatebenefratelli recensioni – Lazzaro l’uomo che aveva perso il passato2020-03-22T18:15:56+00:00
Fatebenefratelli recensioni

Mauro Loris

“Lazzaro, l’uomo che aveva perso il passato“

E una storia vera, quella narrata in questo volume.

L’autore il signor Loris Mauro, imprenditore piemontese vede la propria azienda andare in frantumi a causa della crisi economica e sprofonda nello sconforto, inoltre una banale caduta gli causa una grave emorragia cerebrale che sembra essergli fatale; ex degente presso l’U. O. di Neurologia del presidio Beata Vergine Consolata di San Maurizio Canavese. Dopo la malattia e la riabilitazione, il suo atteggiamento verso la vita è cambiato.

Lo narra in questo libro che lo scorso 16 ottobre, durante una giornata formativa presso il nostro Presidio riabilitativo ha così raccontato:

«La storia di Lazzaro è un inno alla vita, perché è stato scritto da chi la vita la stava perdendo, da un sopravvissuto come me, perché tale mi considero.

E ho capito che non c’è nulla di più struggente e di più bello che assaporare il gusto della vita, quando si giunge così vicini alla morte come lo sono stato io. Un ritorno alla vita: questo è il senso del racconto che, nel mio caso, ha svolto anche la funzione terapeutica di ritrovare il mio passato che, a causa della conseguenze del grave trauma cranico che ho riportato, credevo di aver perduto. Per sempre.

Rivedere la luce, dopo aver provato l’angoscia dell’oscurità che avvolgeva la mia mente, privandomi della capacità di elaborare pensieri articolati è stata la condizione essenziale per sentirmi vivo.

Il racconto del viaggio che ho compiuto negli ultimi anni della mia vita è stato un fondamentale esercizio per la mia mente, stimolata a ricordare una parte del passato e a comprendere il presente; ha rappresentato anche rievocazione delle sofferenze vissute e una rivisitazione delle emozioni profonde che portavo impresse nell’anima. Ma è anche un canto d’amore rivolto a tutti coloro che mi hanno aiutato e mi sono stati vicini nel momento più difficile della mia esistenza. Mi riferisco al tempo che ha preceduto il mio incidente e ai due anni successivi, sino ad oggi. Sono molte le persone a cui devo tanto, a partire da Roberta, mia moglie, per giungere a comprendere tutti coloro che hanno sperato, pregato per me.

Dopo aver conosciuto la disperazione più cupa, quella che non ti abbandona mai, quella per cui ogni giorno appare come un tormento, un calvario da affrontare, mi sono sentito rinascere.

Circondato da un affetto profondo e continuo, giorno dopo giorno mi rendevo conto che questo amore così palpabile, rappresentava per me la salvezza.

E, proprio qui, ritrovavo la forza fisica, psicologica e spirituale necessaria a tornare alla normalità.

Il mio corpo, la mia mente e la mia anima venivano alimentati da questo amore: a poco, a poco, tornavo alla vita.

E anche un canto di speranza. Speranza nel Signore che non ci abbandona mai, speranza nel futuro, nella vita, nella comunità di cui facciamo parte.

La speranza è la compagna più importante della nostra esistenza, ci aiuta a comprendere il significato della sofferenza ed è divenuta una risorsa fisica, psicologica e spirituale che ha contribuito a farmi divenire un uomo felice.

Così come anticipò Sofocle con la sua antica ed oscura profezia: “nessun mortale dobbiamo stimare felice prima che abbia oltrepassato il termine della sua vita senza aver mai sofferto alcun dolore”.

E così è stato anche per me, un sopravvissuto».

Elvio Frigerio

2016-00-00-Nuova Società – Lazzaro un pellegrino come tanti, una metafora storia della vita umana2020-03-22T18:29:22+00:00

Cronaca di una sorpresa

LAZZARO un pellegrino come tanti

Una storia metafora della Vita umana

di Carlo Mortara


Viene alla luce un nuovo libro di un autore non professionista.

Si potrebbe parlare di un racconto autobiografico, ma in realtà è meglio definirlo la cronaca di una “sorpresa” nel cammino della vita.

E’ un fluire di agevole lettura, ma ricco di citazioni, metafore, aneddoti che arrivano diretti al cuore e risvegliano nella mente immagini che possiedono sfumature di colori che appartengono a tutti noi.

In breve, un imprenditore profondamente angosciato per la lenta agonia della sua azienda e la conseguente perdita del lavoro dei suoi dipendenti, di fronte alla sensazione di “fine del mondo”, durante una passeggiata perde i sensi, cade a terra e si procura un grave trauma cranico.

Un morire per il nostro “Lazzaro” ed un risveglio che ha il sapore aspro del nascere; poi le cure, la riabilitazione ed il miracolo di ritornare ad una nuova coscienza dopo aver provato il timor panico di aver perso la memoria delle persone, delle cose, delle sensazioni che il creato ci dona.

Una ricostruzione, giorno dopo giorno, vissuta con la fatica, la sofferenza e l’entusiasmo di riscoprire tutta una vita.

Se, come la storia ci insegna, qualunque fatto umano acquista valore se può essere raccontato, la domanda è… perché non farlo?

Credo sia opportuno non dire altro, ma lasciarvi la curiosità di scoprire questa storia a poco a poco e stimolarvi con alcune riflessioni figlie del mio incontro con il libro che saranno sorelle di quelle che nasceranno in voi durante la lettura.

Originale è la tecnica narrativa, che lascio alla sorpresa del lettore, e che sviluppa una matassa di incontri declinati con il respiro profondo della riscoperta e della rivelazione, e che rimandano al dolore ed alla gioia dell’intera umanità.

Il cammino del nostro protagonista è individuale, ma sulla via i pellegrini sono una moltitudine: la vecchina, il malato, la giovane che piange, il venditore di rose, il compagno di panchina, il musulmano in preghiera e molti altri, amici, parenti, professionisti… tutti percorrono lo stesso sentiero.

Ognuno, con un suo credo, una sua fede, laica o religiosa non ha alcuna importanza, è pur sempre un “sopravvissuto”, come il nostro “Lazzaro”.

Per chi suona la campana? Lazzaro ha bussato alle porte di Dio. Lui ha aperto e quando lo ha visto gli ha detto, stupito: “Che ci fai qui? Con tutto quello che devi fare sulla Terra… vai e torna quando sarà la tua ora” e, scuotendo la massa di capelli bianchi, ha richiuso delicatamente le porte.

Primo dovere perciò è narrare la nostra storia e lungo questo percorso affiorano dubbi, domande e il risveglio progressivo di sensazioni e ricordi: la storia grande di un piccolo uomo come tutti noi. E così, grazie a Lazzaro, possiamo riflettere sulla vita come un dono, sull’essenza della memoria e della nostalgia madre di tutte le muse, oppure sul significato del caos e dell’ordine che si rincorrono, sullo stretto legame tra il risveglio individuale e quello sociale, sul profitto che uccide la speranza, o ancora sulla necessità di essere diversi per comprendere la normalità… quante sollecitazioni!

Così Lazzaro, come un novello Marco Polo, è alla scoperta di un nuovo mondo all’insegna di un imperativo categorico: “Meritatelo!”, con conseguente ricerca di uno scopo nella vita. Io oserei parlare di “compassione” che amo ricordare come lo sforzo continuo di migliorarsi per alleviare i mali del mondo. Mi tornano alla mente i versi di Robert Lee Frost, commoventi nel toccare il tema della morte:

Profondi e oscuri sono i boschi, e belli, ma ho promesse da mantenere e miglia da percorrere, prima di dormire, e miglia da percorrere, prima di dormire”.

Il “Tempo” è passato, presente, futuro; ma per noi viandanti è ricordo, per alcuni rimpianto e per altri nostalgia; è attenzione, presenza e sollecitudine; è attesa e spinta verso uno scopo.

E concludendo possiamo pensare che Lazzaro può incorrere in un unico grave pericolo, come il nostro 007 alias James Bond: “…Si vive solo due volte…”

2016-01-24-LaStampa – Nelle pagine di Lazzaro racconto la mia rinascita – spedisce il libro al papa e arriva la risposta2020-03-22T18:43:48+00:00

Il novarese Loris Mauro, che da anni vive a Ivrea, è tornato in città per la festa patronale e racconta l’emozione: «Francesco mi ha benedetto»


Loris Mauro è tornato nella sua Novara per la festa patronale.

Agli amici più cari ha mostrato un segnalibro speciale, tra le pagine dell’autobiografico «Lazzaro. L’uomo che aveva perso il passato»: la lettera di Papa Francesco, al quale lui aveva inviato copia del volume. Sulla missiva, in alto a sinistra, lo stemma del Vaticano.

«Sempre vicino a chi soffre»

Sotto, 11 righe: «Sua Santità, che con fraterno affetto è particolarmente vicino a quanti sono provati dalla sofferenza e dalla vita, chiede di pregare per la Sua persona e il Suo servizio alla Chiesa e volentieri invia la Sua Benedizione».

Firmato: Mons. Peter B. Wells, segreteria di Stato del Vaticano.

Mauro, nato a Novara nel ’54, ha vissuto la giovinezza in città, poi il trasferimento a Ivrea.

Tra i legami più saldi che conserva dalla gioventù, quello con il regista Paolo Beldì. Insieme furono pionieri delle radio libere.

«La cura? I bei ricordi»

Nel maggio 2013, in un incidente, Mauro riportò un grave trauma cranico.

I medici gli consigliarono anche di scrivere. Un anno dopo, ecco «Lazzaro» (ed.Hever):

«Nel lungo ritorno alla vita – racconta l’autore – Novara e cari amici hanno rappresentato uno sguardo sul passato e un ricordo di una adolescenza molto bella con i compagni di scuola, Paolo, l’associazione “Il cuore di Novara”».

Ha presentato «Lazzaro» in città a ottobre: sala affollata, tutti commossi.

Mauro: «La storia di Lazzaro è inno alla vita, canto d’amore e speranza: non c’è nulla di più importante di assaporarne il gusto, se si giunge vicino alla morte.

Molte le persone a cui devo tanto, a partire da mia moglie Roberta».

Si sente «un sopravvissuto» – dopo che «una giornata qualunque di un tranquillo pensionato come me», scrive, gli ha cambiato la vita – e oggi è «un uomo felice».

Ancor di più dopo la lettera di Francesco che lo ringrazia del dono:

«Devoto omaggio, premuroso gesto».

2016-10-15 – La Vallee Notizie – Lazzaro, l’uomo che aveva perso il passato2020-03-22T18:51:30+00:00
Lazzaro, Loris Mauro

Loris Mauro presenterà il suo libro martedì prossimo, 18 ottobre, al Circolo Valdostano della Stampa

“Lazzaro, l’uomo che aveva perso il passato“

AOSTA (za). Il Circolo Valdostano della Stampa organizza una serata conviviale che si terrà ad Aosta martedì prossimo, 18 ottobre, a partire dalle 20, nel Ristorante Intrecci di via Binel, con Loris Mauro che parlerà del suo libro intitolato Lazzaro, l’uomo che aveva perso il passato” (Hever edizioni, 16ò pagine – 15 euro), frutto di un’esperienza autobiografica.

Laureato in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Milano, dirigente con importanti incarichi al Comune di Ivrea, collaboratore della Procura della Repubblica, della Guardia di Finanza e dell’Arma dei Carabinieri, direttore generale di consorzi e consulente di imprese, nella primavera 2013, a causa di una caduta, Loris Mauro riporta un gravissimo trauma cranico che lo porta vicino alla morte.

Sopravvissuto miracolosamente, su consiglio dei medici scrive un libro che riveste finalità terapeutiche e apre spazi di riflessione di grande rilevanza.

Nome non scelto a caso, quello nel titolo, non solo perchéLazzaro è l’uomo che Gesù ha risuscitato, ma anche perché è uno dei nomi dello stesso Mauro che all’incidente aveva perso a memoria del proprio passato.

Dopo un lungo e faticoso percorso riabilitativo è ritornato alla vita, giungendo alla conclusione che la sofferenza uò addirittura diventare, per ‘uomo, una risorsa, fisica, psicologica e spirituale.

I soci che intendono partecipare e gli ospiti di questi ultimi sono pregati di confermare la loro presenza telefonando alla segretaria del Circolo Valdostano della Stampa Margherita Garzino al numero 3355416466 o alla presidente Mariagrazia Vacchina al 335 70700Ι6.

2016-11-03- Sentinella del Canavese – Idea Olivetti per rilanciare Ivrea2020-03-22T17:04:15+00:00

2016-11-03- Sentinella del Canavese – Idea Olivetti per rilanciare Ivrea

Idea Olivetti per rilanciare Ivrea
Matteo, pronipote di Adriano, e Loris Mauro puntano su una nuova I.R.U.R. per sostenere l’innovazione.

di Rita Cola, La Sentinella del Canavese, 3 novembre 2016


IVREA. Una nuova Irur dedicata al futuro, al sostegno dell’innovazione e al rilancio del territorio. 

 
Loris Mauro con Matteo Olivetti.

Oltre mezzo secolo dopo l’esperienza dell’Irur di Adriano Olivetti (Istituto di rinnovamento urbano e rurale) il pronipote Matteo Olivetti, insieme a Loris Mauro, ripropone un nuovo modello per dare sostegno alle nuove idee.

 

L’obiettivo è quello di aiutare a creare delle start-up sia tecnologiche che tradizionali coinvolgendo il mondo economico imprenditoriale e non del nostro territorio. Una sorta, per semplificare, di sostegno dal basso, su scala territoriale, che punti sull’idea forte che una comunità che vanta una storia e una esperienza come quella di Olivetti può essere totalmente consapevole e attiva nel sostenere il proprio futuro. Non è un mistero che i depositi economici in Ivrea siano tra i più alti, ma si tratta di capitali che non generano sviluppo.
E allora perché, come tra l’altro accaduto in altri territori, non attivare una serie di collaborazioni con l’aiuto di “famiglie guida” per sostenere progetti di sviluppo? Questo il ragionamento dal quale è partito Matteo Olivetti.
«Io stavo riflettendo su un progetto di questo tipo – dice – e in occasione di una conferenza che ho tenuto sull’Irur di Adriano mi sono confrontato con Loris Mauro che, a sua volta, aveva elaborato un’idea con molti punti di contatto con la mia». 
 
Mauro, dirigente e già ai vertici del consorzio per il distretto tecnologico del Canavese, pensava al nome di Metamorfosi per il suo progetto: «Qui abbiamo un humus straordinario e credo che ci siano tutti gli estremi per dare un contributo allo sviluppo con un sostegno diretto alle imprese con alto potenziale di crescita e alle nuove imprese ovvero le imprese del futuro». 
 
Tra l’altro, come sottolinea Olivetti, ci sono recenti esperienze analoghe dove un territorio è stato protagonista dal basso della propria trasformazione. 
 

«A Pittsburgh, negli Stati Uniti – racconta – dopo le difficoltà legate alle crisi delle acciaierie un gruppo di imprenditori coscienziosi si è impegnato direttamente a trovare una nuova strada di sviluppo economico trasformandosi in angels e aiutando giovani progettisti a sviluppare il proprio progetto imprenditoriale».

 

Dal pensiero all’azione. «Lo spunto dall’esperienza dell’Irur – aggiunge – serve per creare una continuità intellettuale tra ciò che è stato e ciò che sarà. Io credo si debba conoscere il passato per poter meglio programmare il futuro, prendere le cose buone per rilanciarle con elementi nuovi». 
 
Nella pratica, si vuole far nascere un’associazione (Nuova Irur) che porti avanti questa idea e che sia di supporto a tutti gli aspetti pratici (che sono tantissimi). 
 
«Il nostro obiettivo – aggiunge Olivetti – è quello di coinvolgere il più possibile il territorio in tutte le sue articolazioni. In questo periodo abbiamo preso di petto la situazione e verificato l’appoggio di Confindustria, sede naturale della rappresentanza economica di un territorio, alcuni bancari e di molte persone. Ne citiamo alcune, come Maurizio Perinetti e Tommaso Gilardini, per far capire che si tratta di un’idea di territorio e quindi trasversale alla politica perché risponde a un’idea di comunità». 
 
Per passare alla pratica, ora, serve un passo in più: «Il sostegno alle nuove generazioni – aggiunge ancora Olivetti – deve essere sostenuto dall’esperienza di tutti quegli imprenditori economici che hanno mantenuto il nostro benessere economico nonostante un periodo così complesso. Noi abbiamo messo in campo molte persone e cerchiamo di coinvolgere enti, associazioni e Fondazioni. 
 
Credo che le base per dare un nuovo sviluppo al nostro territorio debba essere etica, per questo il territorio ha tutte le carte in regola per progettare il proprio futuro».