La Fondazione Bene Comune
Un’utopia che può divenire realtà.

E’ opinione diffusa che il nostro Paese stia attraversando un momento complesso.
Complessità espressa dalle difficoltà di natura socio-economica, dalla necessità di attuare riforme che sono state rimandate nel tempo e da una impasse politica che è stata superata, grazie alla costituzione della nuova compagine governativa.
Passaggio di vitale importanza questo, poiché è notorio che, in una situazione di incertezza politica, non c’è sviluppo economico.
Ed inoltre la storia ci insegna che, in presenza di uno stallo della politica, crescono le forze anti- sistema che possono aprire le strada a soluzioni estreme.
Si pensi, ad esempio , alla Repubblica di Weimar che, sia pure in un contesto storico ed economico diverso, era una forma istituzionale democratica oggetto di contrattazione permanente, mentre la autentica forma democratica dovrebbe rappresentare un assetto politico-istituzionale entro il quale si muovono le forze sociali e politiche.
Era il 1918 : corsi e ricorsi storici che stanno per ripetersi ?
Il “fantasma di Weimar” viene evocato ogni qual volta un sistema politico sembra paralizzato dalla ingovernabilità.

E, dopo un secolo da quei giorni di Weimar, le recenti elezioni politiche hanno delineato un quadro che ha consentito alle forze politiche di superare molte difficoltà e di trovare un equilibrio precario che ha consentito la formazione del nuovo Governo.
Una serie di veti ha rischiato di paralizzare una legislatura appena nata. Uno scenario, che sembrava nato sotto l’egida di semi che non potevano originare buoni frutti. Semi quali :
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una tendenza ad agire secondo il motto del “tutti, contro tutti”, alimentato con toni accessi da forze politiche antagoniste, che contribuiscono a creare un clima di scontro, anziché di confronto ;
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la cultura delle appartenenze, che nella realtà è una sottocultura;
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un linguaggio basato su slogan da parte di forze politiche che non condividevano la volontà espressa dal popolo italiano, slogan che alimentano divisioni e forti tensioni.
Una realtà che, dopo una attenta analisi, porta ad una sola conclusione : il consorzio sociale del nostro Paese desidera un futuro migliore, una stabilità politico-istituzionale, una classe dirigente in grado di esprimere dei leader.
La ricostruzione di un sistema partitico transita, dall’abbandono della politica dell’istante , per arrivare a quella della lungimiranza.
E per compiere questa transizione occorre una leadership, che agisca secondo quel sistema valoriale che si ispira, in primo luogo, all’etica e al bene comune.
Secondo una visione politica che abbia un progetto ed idee chiare e sappia tramutarle in atti concreti.
Soltanto in questo modo si potranno affrontare le emergenze dei nostri tempi, quali le nuove povertà, la mancanza di speranza nel futuro, le migrazioni da altri continenti e si potrà diffondere quel messaggio che tutti attendono da decenni e che è fondato sulla fiducia e sulla attenzione verso le nuove generazioni.
Per realizzare questo progetto, occorrerà fare in fretta, ma agendo per gradi.
Si potrebbe iniziare dalla costituzione di una Fondazione . Un soggetto culturale “ La Fondazione del bene comune” che, con atti e programmi , farà opinione.
Perché la cultura ?
Perché, come scrissero uomini che fecero la storia del nostro Paese, la politica e la cultura sono indissolubilmente legati fra di loro.
Giorgio La Pira, uomo dal grande profilo etico, culturale e sociale, nonché Sindaco di Firenze e nominato beato da Papa Giovanni Paolo II°, scrisse che “l’impegno politico è un impegno di maturità che deve poter convogliare sforzi di una vita tutta tessuta di meditazione , di preghiera, prudenza, fortezza, giustizia e carità”.
Durante la sua vicenda umana ci ha lasciato una grande eredità morale, testimoniata dalla sua opera e da affermazioni quali : “ I profeti del nostro tempo sono coloro che hanno lottato contro lo schiacciamento dell’uomo sotto il peso delle leggi economiche e degli apparati e che hanno rifiutato tale realtà” e ancora “ I giovani sono come le rondini, vanno verso la primavera”.
E come non citare le parole di un altro grande uomo, che seppe coniugare la professione di imprenditore con quella di mecenate e intellettuale ?
Il suo nome era Adriano Olivetti ed è considerato uno dei più grandi innovatori del Novecento. Dedicò la sua vita a creare una nuova società a misura d’uomo. E che scrisse : “ Abbiamo portato in tutti i villaggi, le nostre armi segrete: i libri, i corsi, le opere dell’ingegno e dell’arte. Noi crediamo nella virtù rivoluzionaria della cultura che dona all’uomo il suo vero potere”.

E infine come non ricordare l’indimenticabile Don Luigi Sturzo?
Un uomo che pensò che il cortocircuito tra partiti e vita sociale andasse spezzato, per ridare speranza e operare per il bene comune.
Idee straordinariamente attuali.
La Fondazione sarà costituita da uomini e donne che condividano quel sistema valoriale che, negli più recenti, si è dissolto e che occorre rivitalizzare.
Per giungere alla nuova meta : una società nella quale l’ascolto sia una pratica quotidiana, perché, come scrisse Talete “ L’uomo ha due orecchie e una bocca. Per ascoltare e dopo parlare”.
Una verità quanto mai attuale.
Ascoltare, significa prestare attenzione, donare al prossimo.
Un inno alla speranza nella Provvidenza, nella comunità, di cui tutti facciamo parte e nella vita.
La speranza, la compagna della nostra esistenza.
Un sogno, un’utopia? No, piuttosto un impegno affinchè il sottile confine fra utopia e realtà venga superato e ciascuno non pensi solo a sé stesso.
E al leone che gli chiedeva perché andasse in direzione delle fiamme, rispose “ Faccio la mia parte”.

E’ giunta l’ora di rivolgere lo sguardo in avanti, verso le nuove generazioni , garantendone il futuro e quindi il futuro della società stessa.
Così come ci hanno insegnato i nostri avi e come recita un antico proverbio dei Masai, degli altipiani del Kenya: “ Tratta bene la terra! Non è una eredità dei nostri padri, ma un prestito dei nostri figli”.
Le azioni possibili.
La Fondazione potrà esser costituita da un organo del Governo, da una Associazione culturale già esistente, alla quale si aggregheranno una istituzione ecclesiastica (ad esempio l’Assemblea dei Vescovi europei) , rappresentanti di altri culti, diversi da quello cattolico. E da soggetti istituzionali, personalità della cultura , Atenei – facoltà di sociologia, filosofia ed economia – e da uomini e donne che abbiano a cuore il futuro della nostra società.
Dopo la costituzione della Fondazione, si procederà, rapidamente, ad organizzare convegni, che saranno tenuti in alcune città del nostro Paese (Nord, Centro e Sud).
Gli atti dei convegni verranno compendiati ed editi in un libro bianco dal titolo: “ Il bene comune”.
Il volume verrà distribuito ai seguenti soggetti :
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i mass-media;
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i Presidenti delle Regioni e i Sindaci di tutti i Comuni;
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la popolazione.
Conclusioni.
La realizzazione di questo percorso sarà il cammino verso quella che oggi appare un’utopia, ma che, con lo sforzo dell’intera Nazione, potrà divenire realtà.
E sarà anche un’azione di grande impatto e spessore, politico, culturale ed etico. Un cammino che porterà a una meta cui tutti anelano: un mondo migliore, nel quale ci sia attenzione e comprensione per tutti e in cui il bene comune sia un Dono condiviso.