Una giornata molto calda
Oggi, nella mia città è una giornata molto calda, come in gran parte d’Europa. Eppure la mia anima ha percepito una sensazione di freddo, che da tempo non provavo. Sono stanco di essere trattato come una sorta di fantasma, un uomo che non è più di alcuna utilità. La mia vicenda umana è stata particolare e credevo di aver vissuto una esistenza straordinaria. Conducevo una vita come tante altre persone, ma in una giornata della primavera del 2013, la mia vita e il mio corpo, per un incidente, dalla dinamica incerta, sono andati in frantumi, come un oggetto di cristallo che cade rovinosamente a terra. Sono sopravvissuto e sono divenuto “l’uomo che aveva perso il passato”. Ho iniziato un cammino nel quale ho incontrato la sofferenza, fisica, spirituale e psicologica, ma anche tanto amore. Quel mondo nel quale ero ritornato, mi aveva accolto a braccia aperte, donandomi affetto, attenzione e considerazione. Poi tutto è cambiato, ed io che, con tanta fatica avevo cercato di tornare a condurre una vita normale, mi sento ai margini di quel mondo che, con l’aiuto della Provvidenza, avevo ripreso a conoscere, ad amare. Cerco, ogni giorno, di avere un ruolo sociale, senza nulla chiedere in cambio, già, perché il mio compenso l’ho già ricevuto: è il Dono della vita. Poter pensare, scrivere documenti, elaborare progetti è una sensazione bellissima per chi come me, dopo l’incidente del 2013, aveva il cervello spento. Ed invece percepisco quasi una sorta di fastidio, come l’ospite indesiderato che si presenta nella nostra casa. E’ una sensazione triste che riapre quelle cicatrici che sono impresse nella mia anima. E lo saranno per sempre. E oggi è accaduto di nuovo, con una persona che mi conosce da tempo ed io, per i motivi esposti, ne ho sofferto. Mi dicono “sei diventato più sensibile di quanto già lo fossi“, oppure di non farci caso. Ma il mio cuore e la mia mente sono sofferenti perché, forse, soltanto ora sto ritrovando quel mondo che avevo lasciato. Il dolore, quello interiore, è difficile da guarire, tuttavia esiste un antidoto: il suo nome è speranza. Ed io, mentre tornavo a casa, riflettendo su queste emozioni, ho incontrato un nonno con il suo nipotino, sulla sua carrozzina. Ebbene, quel bimbo mi ha sorriso ed allungato la sua manina verso di me. Come se avesse letto nel mio cuore e mi ha ridato speranza. La speranza, la compagna della nostra vita. Grazie piccola creatura che mi hai commosso, ma le mie sono state lacrime di gioia. Un abbraccio al mondo intero. Loris (2/8/2018) |