Il novarese Loris Mauro, che da anni vive a Ivrea, è tornato in città per la festa patronale e racconta l’emozione: «Francesco mi ha benedetto»


Loris Mauro è tornato nella sua Novara per la festa patronale.

Agli amici più cari ha mostrato un segnalibro speciale, tra le pagine dell’autobiografico «Lazzaro. L’uomo che aveva perso il passato»: la lettera di Papa Francesco, al quale lui aveva inviato copia del volume. Sulla missiva, in alto a sinistra, lo stemma del Vaticano.

«Sempre vicino a chi soffre»

Sotto, 11 righe: «Sua Santità, che con fraterno affetto è particolarmente vicino a quanti sono provati dalla sofferenza e dalla vita, chiede di pregare per la Sua persona e il Suo servizio alla Chiesa e volentieri invia la Sua Benedizione».

Firmato: Mons. Peter B. Wells, segreteria di Stato del Vaticano.

Mauro, nato a Novara nel ’54, ha vissuto la giovinezza in città, poi il trasferimento a Ivrea.

Tra i legami più saldi che conserva dalla gioventù, quello con il regista Paolo Beldì. Insieme furono pionieri delle radio libere.

«La cura? I bei ricordi»

Nel maggio 2013, in un incidente, Mauro riportò un grave trauma cranico.

I medici gli consigliarono anche di scrivere. Un anno dopo, ecco «Lazzaro» (ed.Hever):

«Nel lungo ritorno alla vita – racconta l’autore – Novara e cari amici hanno rappresentato uno sguardo sul passato e un ricordo di una adolescenza molto bella con i compagni di scuola, Paolo, l’associazione “Il cuore di Novara”».

Ha presentato «Lazzaro» in città a ottobre: sala affollata, tutti commossi.

Mauro: «La storia di Lazzaro è inno alla vita, canto d’amore e speranza: non c’è nulla di più importante di assaporarne il gusto, se si giunge vicino alla morte.

Molte le persone a cui devo tanto, a partire da mia moglie Roberta».

Si sente «un sopravvissuto» – dopo che «una giornata qualunque di un tranquillo pensionato come me», scrive, gli ha cambiato la vita – e oggi è «un uomo felice».

Ancor di più dopo la lettera di Francesco che lo ringrazia del dono:

«Devoto omaggio, premuroso gesto».