Cronaca di una sorpresa
LAZZARO un pellegrino come tanti
Una storia metafora della Vita umana
di Carlo Mortara
Viene alla luce un nuovo libro di un autore non professionista.
Si potrebbe parlare di un racconto autobiografico, ma in realtà è meglio definirlo la cronaca di una “sorpresa” nel cammino della vita.
E’ un fluire di agevole lettura, ma ricco di citazioni, metafore, aneddoti che arrivano diretti al cuore e risvegliano nella mente immagini che possiedono sfumature di colori che appartengono a tutti noi.
In breve, un imprenditore profondamente angosciato per la lenta agonia della sua azienda e la conseguente perdita del lavoro dei suoi dipendenti, di fronte alla sensazione di “fine del mondo”, durante una passeggiata perde i sensi, cade a terra e si procura un grave trauma cranico.
Un morire per il nostro “Lazzaro” ed un risveglio che ha il sapore aspro del nascere; poi le cure, la riabilitazione ed il miracolo di ritornare ad una nuova coscienza dopo aver provato il timor panico di aver perso la memoria delle persone, delle cose, delle sensazioni che il creato ci dona.
Una ricostruzione, giorno dopo giorno, vissuta con la fatica, la sofferenza e l’entusiasmo di riscoprire tutta una vita.
Se, come la storia ci insegna, qualunque fatto umano acquista valore se può essere raccontato, la domanda è… perché non farlo?
Credo sia opportuno non dire altro, ma lasciarvi la curiosità di scoprire questa storia a poco a poco e stimolarvi con alcune riflessioni figlie del mio incontro con il libro che saranno sorelle di quelle che nasceranno in voi durante la lettura.
Originale è la tecnica narrativa, che lascio alla sorpresa del lettore, e che sviluppa una matassa di incontri declinati con il respiro profondo della riscoperta e della rivelazione, e che rimandano al dolore ed alla gioia dell’intera umanità.
Il cammino del nostro protagonista è individuale, ma sulla via i pellegrini sono una moltitudine: la vecchina, il malato, la giovane che piange, il venditore di rose, il compagno di panchina, il musulmano in preghiera e molti altri, amici, parenti, professionisti… tutti percorrono lo stesso sentiero.
Ognuno, con un suo credo, una sua fede, laica o religiosa non ha alcuna importanza, è pur sempre un “sopravvissuto”, come il nostro “Lazzaro”.
Per chi suona la campana? Lazzaro ha bussato alle porte di Dio. Lui ha aperto e quando lo ha visto gli ha detto, stupito: “Che ci fai qui? Con tutto quello che devi fare sulla Terra… vai e torna quando sarà la tua ora” e, scuotendo la massa di capelli bianchi, ha richiuso delicatamente le porte.
Primo dovere perciò è narrare la nostra storia e lungo questo percorso affiorano dubbi, domande e il risveglio progressivo di sensazioni e ricordi: la storia grande di un piccolo uomo come tutti noi. E così, grazie a Lazzaro, possiamo riflettere sulla vita come un dono, sull’essenza della memoria e della nostalgia madre di tutte le muse, oppure sul significato del caos e dell’ordine che si rincorrono, sullo stretto legame tra il risveglio individuale e quello sociale, sul profitto che uccide la speranza, o ancora sulla necessità di essere diversi per comprendere la normalità… quante sollecitazioni!
Così Lazzaro, come un novello Marco Polo, è alla scoperta di un nuovo mondo all’insegna di un imperativo categorico: “Meritatelo!”, con conseguente ricerca di uno scopo nella vita. Io oserei parlare di “compassione” che amo ricordare come lo sforzo continuo di migliorarsi per alleviare i mali del mondo. Mi tornano alla mente i versi di Robert Lee Frost, commoventi nel toccare il tema della morte:
“Profondi e oscuri sono i boschi, e belli, ma ho promesse da mantenere e miglia da percorrere, prima di dormire, e miglia da percorrere, prima di dormire”.
Il “Tempo” è passato, presente, futuro; ma per noi viandanti è ricordo, per alcuni rimpianto e per altri nostalgia; è attenzione, presenza e sollecitudine; è attesa e spinta verso uno scopo.
E concludendo possiamo pensare che Lazzaro può incorrere in un unico grave pericolo, come il nostro 007 alias James Bond: “…Si vive solo due volte…”